La cultura popolare porta a ritenere che le persone logiche, metodiche e analitiche siano dominate dall’emisfero sinistro del cervello, mentre i creativi, gli artisti, siano dominati dalla parte destra. Il punto è che la scienza non ha mai sostenuto questa teoria. Le Neuroscienze stanno modificando ampiamente anche il vecchio concetto di dominanza emisferica rispetto alla visione del cervello sinistro come deputato al linguaggio, al pensiero logico e razionale vs. il destro, considerato analogico e collegato ai processi creativi, alle immagini e così via. Gli strumenti di ricerca neurologica più recenti, come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la tomografia a emissione di positroni (PET), permettono, oggi, di visualizzare le variazioni dell’attività cerebrale e di comprendere più a fondo il funzionamento del cervello, associando la funzione studiata con l’attivazione di una o più aree del cervello. Alla luce di questi studi, la distinzione dicotomica “emisfero destro” – “emisfero sinistro” (pur nella sua validità) appare un po’ troppo semplicistica, incompleta e imprecisa. 

Gli scienziati:

Il dottor Jeff Anderson e i suo team, (fMRI Neurosurgical Mapping Service Università dello Utah),hanno esaminato scansioni del cervello di soggetti tra i 7 e i 29 anni, a riposo. Hanno cercato attività in oltre settemila regioni cerebrali ed esaminato le connessioni neuronali all’interno e tra queste regioni. Anche se hanno rilevato complessi di intenso traffico neuronale in alcune regioni chiave, mediamente entrambi i lati del cervello erano essenzialmente paritari in quanto al coinvolgimento delle reti e delle connessioni neuronali.  Non sono stati osservati schemi nei quali tutta la rete dell’emisfero sinistro, o tutta quella dell’emisfero destro, è più interconnessa in specifici soggetti (Jared Nielsen). Basandosi sull’analisi di oltre 1.000 cervelli, non hanno evidenziato alcuna prova del fatto che le persone, in via preferenziale, utilizzino uno dei due emisferi cerebrali per tutta la durata degli esperimenti (PLOS ONE, il 14 agosto 2013). Non si tratta di demitizzare la questione ma di comprendere meglio la lateralizzazione cerebrale per migliorare condizioni quali la sindrome di Down, l’autismo o la schizofrenia, dove gli emisferi destro e sinistro giocano ruoli atipici.

Il mito delle persone che usano di più la parte sinistra del cervello, o quella destra, ha avuto inizio dalla ricerca, vincitrice di un Premio Nobel, di Roger Sperry, risalente agli anni ’60. Sperry studiò i pazienti affetti da epilessia, trattati chirurgicamente in maniera da dividere il cervello lungo il corpo calloso. Siccome il corpo calloso collega i due emisferi del cervello, la parte sinistra e quella destra, in questi pazienti, non potevano più comunicare. Attraverso una serie di studi brillanti, Sperry determinò quali aree del cervello erano così coinvolte nel linguaggio, nella comprensione della matematica, nel disegno e in altre capacità. In seguito, sulla base di questi studi, qualche psicologo entusiasta ha ipotizzato che le differenti personalità e altri attributi umani fossero determinati dal fatto che uno dei due emisferi fosse dominante rispetto all’altro. conosciamo le specifiche di ciascun emisfero: quello sinistro, razionale, concreto, logico, lineare, analitico, matematico; quello destro, emotivo, creativo, immaginativo, intuitivo, olistico. Più in generale, tradizionalmente si associa l’emisfero destro – che si potrebbe considerare un po’ “emisfero ingegnere” – alle abilità spaziali e di ragionamento logico, quello sinistro – che invece si può immaginare come “emisfero poeta” – alle abilità verbali. Ebbene, gli emisferi sono connessi fra loro da un insieme di fibre denominate corpo calloso che sarebbe maggiormente spesso nelle donne così facilitando in qualche modo, nel sesso femminile, la comunicazione interemisferica. 

 E' quindi preferibile parlare di specializzazione emisferica: il ruolo emisferico del funzionamento mentale sembra esprimere la prevalenza di un'emisfero su unaltro in rapporto a una determinata funzione.La precedente descrizione del nostro cervello appare, oggi, superata e, soprattutto, parziale.

Il cervello ha una struttura reticolare e le connessioni tra le diverse aree rappresentano un fattore cruciale nel suo funzionamento.Thomas Bever (University of Arizona), ha evidenziato, fin dagli anni ’70, che la musica viene “elaborata” dall’emisfero destro nelle persone “comuni”, mentre nei musicisti professionisti (e negli esperti di musica) viene attivato principalmente l’emisfero sinistro. Howard Gardner (Harvard University), durante le sue ricerche all’inizio degli anni ’90 presso il Veterans Administration Hospital di Boston, aveva notato che persone cerebrolese avevano perso alcune capacità, ma ne avevano mantenute integre altre. Un compositore non era più in grado di leggere le parole né di nominare gli oggetti, ma poteva ancora leggere la musica ed era in grado di comporre; altri soggetti con gravi danni all’emisfero sinistro (sede del linguaggio) erano capaci di raccontare barzellette e di capire le metafore. Il neuroscienziato indiano Vilayanur Ramachandran, ha evidenziato che le persone che avevano lesioni nella circonvoluzione angolare nel lobo parietale di sinistra non erano in grado di capire le metafore, pur comprendendo bene il linguaggio. Stephen Kosslyn (neurobiologo cognitivo docente ad Harvard ,“Top Brain, Bottom Brain: Harnessing the Power of the Four Cognitive Modes”), prpone un nuovo approccio che analizza le distinzioni tra “Cervello Alto” e “Cervello Basso”: nelle ricerche sulla formazione di immagini mentali a occhi chiusi, Kosslyn ha notato una “via neurale” che coinvolge la parte “alta” del cervello (che comprende il lobo parietale e la parte superiore del lobo frontale), che utilizza le informazioni provenienti dall’ambiente per decidere gli obiettivi e le strategie da seguire. Nella parte “bassa” (formata dalla sezione inferiore del lobo frontale e dai lobi temporale e occipitale) sembra attiva una diversa “via neuronale”, che confronta le percezioni con le informazioni in memoria per interpretare e classificare oggetti e situazioni. 

Non è semplice descrivere che cosa accade nel nostro cervello quando pensiamo, quando elaboriamo gli stimoli sensoriali, quando pianifichiamo o eseguiamo attività motorie; sappiamo, però, che vengono coinvolte numerose aree dei diversi lobi (frontale, parietale, temporale e occipitale) in entrambi gli emisferi. Quali “aree” del cervello attiviamo durante il processo creativo? Numerosi neuro scienziati, come Jeremy Gray (Michigan State University), Adam Green (Georgetown College), John Kounios (Drexel University, Philadelphia ), Rex Jung (University of New Mexico), Kalina Christoff (University of British Columbia) stanno esplorando che cosa accade realmente nel cervello durante il processo creativo. Emergono tre aree o, meglio ancora, tre “network”, che sono coinvolti nelle varie fasi (chiarificazione, ideazione, elaborazione, selezione, applicazione) del processo creativo. Se svolgiamo attività che richiedono un’attenzione focalizzata, come, ad esempio, seguire una lezione impegnativa o analizzare un problema complesso, si attivano connessioni (Executive Attention Network) tra le regioni della corteccia prefrontale e le aree della parte posteriore del lobo parietale. Quando dobbiamo costruire immagini mentali di esperienze passate, pensare a progetti futuri o immaginare alternative a scenari attuali, entrano in azione aree profonde della corteccia prefrontale, del lobo temporale e varie regioni (esterne ed interne) della corteccia parietale. Questa rete di collegamenti (Imagination Network) è coinvolta anche nelle relazioni sociali, quando cerchiamo di immaginare, ad esempio, a che cosa stia pensando il nostro interlocutore.
Il terzo “circuito cerebrale” (Salience Network) monitora costantemente sia gli eventi esterni, sia il flusso di coscienza interno e, a seconda delle circostanze, dà la precedenza alle informazione più salienti per risolvere il compito. Coinvolge la corteccia prefrontale mediale (cingolata anteriore) e la corteccia insulare anteriore. Questo “circuito” si incarica, inoltre, di attivare ed alternare l’Executive Attention Network e l’Imagination Network.
I processi mentali che contribuiscono all’atto creativo, quindi, coinvolgono diverse aree in entrambi gli emisferi del nostro cervello. Nel processo creativo, afferma Rex Jung, una volta definito il problema, si verifica una riduzione dell’Executive Attention Network: questo rende più agevole l’immaginazione, l’intuizione e la formazione di nuove idee da parte dell’Imagination Network. Poi, a seconda della complessità del compito e delle stimolazioni dell’ambiente, si verifica una maggiore attività dell’Executive Attention Network e del Salience Network.Queste dinamiche sono emerse anche dalla ricerca “Neural Correlates of Lyrical Improvisation: An fMRI Study of Freestyle Rap”, svolta su rapper che stavano improvvisando, coinvolgendo sia il linguaggio sia la musica, nel processo creativo.

Rispetto alla teoria della "Predominanza Emisferica", i risultati delle ricerche mostrano che ogni emisfero della corteccia cerebrale tende a specializzarsi e a presiedere a differenti funzioni; gestisce inoltre differenti tipi di informazioni e si occupa di differenti tipi di problemi. Un emisfero diventa dominante sull'altro quando svolge processi e funzioni che l'emisfero opposto non è in grado di gestire in modo altrettanto competente. Quando leggiamo, scriviamo o intavoliamo una discussione, la dominanza è riservata all'emisfero sinistro; al contrario quando disegniamo o guardiamo un'immagine, sarà l'emisfero destro ad avere dominanza su quello sinistro.
Il cervello non va comunque inteso come scisso in due parti a se stanti: cervello poeta e cervello ingegnere sono strettamente connessi tra loro, caratterizzati da un continuo scambio di informazioni e messi in comunicazione tra loro da un grosso fascio di fibre nervose, il corpo calloso, che permette al cervello di integrare le elaborazioni delle varie aree.

Anche se è un nostro diritto di nascita avere l'abilità naturale di utilizzare simultaneamente entrambe le parti del cervello, le esperienze della vita spesso fanno emergere una parte dominante in base alle specifiche situazioni.

Goldberg, neurofisiologo, ha evidenziato il ruolo dell'emisfero destro nei processi di apprendimento, mentre nell'emisfero sinistro le configurazioni ben sviluppate. Sembrano esserci i programmi stereotipati presenti nell'emisfero sinistro mentre l'emisfero destro presiederebbe all'apprendimento e alle novità. Tutto ciò che di nuovo viene elaborato dal emisfero destro verrà inviato all'emisfero sinistro che ne creerà un modello. I modelli conservati nell'emisfero sinistro sono il frutto della lavorazione effettuata dell'emisfero destro. Se non si apprende più nulla ci affidiamo ai programmi appresi in passato e che sono localizzati nell'emisfero sinistr,o e questo ha una ricaduta sull'invecchiamento cerebrale. Se da un punto di vista della specializzazione emisferica l'emisfero destro e il sinistro compiano funzioni specifiche, l'attivita' di entrambi contribuisce la nostra vita. Il vantaggio evolutivo sta nel fatto che le stesse informazioni verranno così elaborate in maniera diversa dai due emisferi, costituendo un prezioso arricchimento. Quando c'è una lesione all'emisfero destro perdiamo la capacità di riconoscere le espressioni dei volti e di associare un certo sentimento a una certa espressione. Il riconoscimento delle emozioni dell'altro dai segnali del corpo che viene meno, mandalo in frantumi l'empatia e l'intelligenza emotiva delle persone danneggiate. L'intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere le proprie ed altrui emozioni e di gestirle con empatia e consapevolezza. La separazione tra emozione e intelletto, mente e corpo è un'illusione positivista. L'emozione è un sentire prima di tutto corporeo e ha un valore cognitivo, è somatica non verbale analogica. (Erica Poli, Anatomia della Guarigione)

Quindi è diverso parlare della mente che funziona in un binario parallelo:

-digitale: codice numerico che individua su un’ordinata e un’ascissa. E’ maggiormente descrittivo. Si riferisce quindi alla quantità, allo scientifico.

-analogico: in analogia con la freccia si apre qualcosa. E’ evocativo si riferisce alla qualità. Sono due linguaggi e sono incommensurabili. La descrizione è l’involucro, l’evocazione è il contenuto. C’è bisogno di entrambi: la qualità non è una specie di quantità. La quantità  e la descrizione operano attraverso le caratteristiche di tanti anelli collegati e che se si scollegano è un problema. La qualità è analogica, è come saltare da un sasso all’altro per attraversare il fiume. Ciò non vuol dire non logico, ma per somiglianza. E’ un discorso saltellante che va dove lo porta il cuore. Sono due forme di conoscenza. Nella psicologia è fondamentale, perché si passa dall’oggettività all’intersoggettività. Perché usarne solo una? Digitale-descrittivo-pensare  e Analogico-evocativo-sentire. Nella cultura europea si è sempre posto il problema dell’essere, con l’esistenzialismo si pone il problema dell’essere nel tempo, che cambia. Poiché già ora non sono ciò che ero un momento fa (Paolo Quattrini).